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![]() Sito aggiornato il 19.07.2024 |
Parrocchie di Isola della Scala e Pellegrina
XVI Domenica del T. O.
Celebriamo in questa Domenica il solenne anniversario della consacrazione della nostra Abbazia: questo spazio di cielo sulla terra nel quale viviamo l’incontro vivo con Cristo Risorto che ci costituisce in unità e ci fa sempre più comunità. Affidiamo all’intercessione di san Giacomo, primo martire tra gli apostoli e titolare di questo tempio, le nostre speranze, quelli della Chiesa e del mondo intero.
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Santa Messa delle ore 11:30 della domenica |
Commento al Vangelo a cura di Fra Roberto Pasolini
Al ritorno dalla prima esperienza «missionaria», nella quale hanno annunciato e testimoniato il regno di Dio, i discepoli scoprono di avere due bisogni fondamentali. Il primo si manifesta con estrema naturalezza, non appena incontrano nuovamente il Maestro: «Si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato». Condividere è sempre il primo passo per consentire alla nostra umanità di crescere e confrontarsi con la
vita e la storia degli altri. Dopo aver ascoltato gli apostoli, il Signore Gesù svela un secondo bisogno di cui i discepoli forse non sono ancora consapevoli: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’», dal momento che, come annota l’evangelista Marco: «erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare» (6,31).
È sempre molto alto il rischio di trascurare noi stessi quando cominciamo a occuparci degli altri: succede agli sposi quando diventano genitori, agli uomini e alle donne quando si consacrano a Dio, a chi abbraccia con entusiasmo un lavoro, un compito o una responsabilità. Mentre cerchiamo di provvedere alla fame di quanti sono stati affidati alla nostra custodia, ci dimentichiamo di provvedere al nutrimento necessario perché il nostro spirito non inaridisca.
Il Signore Gesù conosce bene questa tentazione, perché incarnandosi ha assunto e vissuto ogni nostro bisogno, e invitando i discepoli a staccare ogni spina proclama che il riposo non è né un capriccio, né una pretesa, ma una sacra necessità per i nostri corpi mortali e spirituali. Cosa significa però ritirarsi «in disparte» e riposare? Le nostre risposte, solitamente, corrono in due direzioni: o ci prendiamo del tempo per distrarci e divertirci, oppure proviamo a vivere il riposo come occasione di inattività e di solitudine, un santo ozio da svolgersi magari in qualche luogo incantevole. Il vangelo ci svela cosa può farci veramente riposare, quando racconta che, proprio sul più bello, mentre Gesù e i Dodici stanno per godersi il meritato riposo, molta gente li raggiunge a piedi nel luogo dove avevano scelto di ritirarsi.
In quel preciso istante, Gesù, sceso dalla barca, «vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34).
Appena vede «il gregge» (Ger 23,1) dell’umanità, Gesù sperimenta un improvviso fremito di compassione, che gli fa mettere da parte il legittimo bisogno di riposo per assecondare gli occhi pieni di stanchezza che ha di fronte a sé. Il vero riposo non può mai coincidere con il disimpegno, ma con il recupero dell’unica scelta in cui troviamo realmente pace: la compassione verso i fratelli e le sorelle con cui condividiamo il viaggio della vita.
Il riposo, di cui tutti abbiamo assoluto bisogno, non è solo il riscatto dalla stanchezza, ma il recupero del desiderio di vivere non più a partire da noi stessi e dai nostri interessi. Stanchi, infatti, lo siamo quando non riusciamo più a essere né amanti, né amabili, e sperimentiamo la pesantezza nel vivere i nostri rapporti quotidiani. Il vangelo ci ricorda che lo scopo di ogni autentico riposo non può che essere il recupero di una tenera e rinnovata attenzione agli altri.
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