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![]() Sito aggiornato il 13.07.2024 |
Parrocchie di Isola della Scala e Pellegrina
XV Domenica del T. O.
Cristo è il Grande Profeta mandato dal Padre a rivelare agli uomini il suo progetto di amore, di vita e di salvezza. |
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Santa Messa delle ore 11:30 della domenica |
Commento al Vangelo a cura di MichaelDavide
Semeraro Monaco benedettino
L’apostolo Paolo non ha dubbi: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» Ef1.4
Il Signore Gesù, da parte sua, non fa altro che invitare i suoi discepoli a entrare con sempre maggiore consapevolezza e impegno in questo dinamismo sinergetico.
Questo dono da condividere è affidato alle nostre mani, al nostro cuore, alla nostra creatività, ma non viene da noi. Il profeta si riceve da Dio e questo gli è sufficiente per osare il cammino e affrontare ogni difficoltà, accettando l’umiliazione e protestando la propria elezione non certo come fosse un privilegio:
«Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro» Am 7,14.
I Dodici a loro volta avevano tutti un mestiere e sembra che questo abbia il suo peso nella scelta da parte del Signore. Quanti sono scelti per essere profeti non di se stessi, ma di qualcosa che li supera perché li precede devono aver dato prova di una capacità di cura.
Amos è al contempo pastore e agricoltore e questa sua esperienza lo rende capace di accogliere, suo malgrado, un appello che lo mette in difficoltà eppure non lo fa recedere. Amasìa, il sacerdote di Betel, non ha mezze misure: «Vattene..:» (7,12). A sua volta il Signore Gesù, preparando e inviando i suoi apostoli, usa la stessa chiarezza mettendo in conto l’accoglienza come il rifiuto, che vanno vissuti con la stessa libertà e con immutata semplicità:
«Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro» Mc 6,10.
La prima cosa che gli apostoli devono manifestare non è ciò che portano, ma il fatto di avere bisogno di essere prima di tutto e soprattutto accolti. Questa povertà di fondo è lo sfondo necessario a ogni annuncio che sia capace di aprire i cuori a ciò che Paolo indica come «Vangelo della vostra salvezza» (Ef 1,13). La povertà di mezzi viene supplita dalla scelta di Gesù di inviare i Dodici «a due a due» (Mc 6,7).
Il primo fondamentale annuncio è ciò che suonerà come un vero testamento durante la cena pasquale e giusto dopo il gesto eloquentissimo e imprescindibile della lavanda dei piedi: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). La missione non è un’invenzione della comunità cristiana ma è una imitazione, una continuazione della parola e dei gesti di Gesù che sono inseparabili dal suo stile sobrio, distaccato, di basso profilo e di penuria di mezzi: «nient’altro che un bastone» (Mc 6,8) proprio come un «mandriano» (Am 7,14).
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